La classificazione dei rifiuti industriali : il nuovo regolamento UE
Rifiuti industriali: come sono classificati e cosa prevede la normativa
La classificazione è il primo fondamentale passaggio per procedere allo smaltimento dei rifiuti in modo corretto, da questa fase preliminare dipendono poi altri aspetti quali adempimenti burocratici, contabili, amministrativi oltre ovviamente agli interventi concreti per portare a termine tutte le procedure.
I rifiuti industriali sono identificati per legge come “speciali” e richiedono di conseguenza un trattamento particolare per quanto riguarda il loro smaltimento a differenza dei rifiuti urbani. Questa definizione contenuta nel decreto legislativo n.152 del 2006 tramite il quale si è sancito che i rifiuti possono essere distinti in urbani (derivanti da attività domestiche) e speciali (legati ad esercizi commerciali e industrie).
I rifiuti industriali pericolosi
Perché viene fatta questa distinzione ?
La risposta è legata all’esigenza e alla necessità di preservare il più possibile il nostro ecosistema. Se questi rifiuti pericolosi non fossero smaltiti in modo corretto il rischio sarebbe proprio quello di causare danni anche gravi all’ambiente, oltre che alla salute delle persone, per la presenza di concentrazioni di sostanze pericolose.
La classificazione come detto, è il primo passaggio per individuare un rifiuto speciale: questo avviene tramite assegnazione del corretto codice noto come CER, (codice europeo dei rifiuti) che va ad indicare a livello comunitario le diverse classificazioni disponibili: dovrà essere quindi il soggetto che produce il rifiuto a classificarlo con la giusta sigla per procedere poi allo smaltimento corretto. La normativa europea che ha ridefinito la classificazione dei rifiuti pericoloso è la 1357 del 2014. Il relativo Regolamento UE è del 2017 (n.997) ed è entrato in vigore nel luglio del 2018, ma è in continuo mutamento.
Come smaltire i rifiuti speciali
Il decreto di riferimento in materia di classificazione e smaltimento rifiuti, il n.152 del 2006, pone invece l’accento sull’importanza di lavorare in sinergia per procedere ad un ciclo corretto di gestione rifiuti. Si parla quindi di Stato centrale per andare poi ad includere i vari enti territoriali più vicini al territorio. Il tutto senza dimenticare un’opera di sensibilizzazione per il consumatore finale, incluso in questo meccanismo virtuoso.
Da segnalare poi che gli stessi rifiuti speciali pericolosi vedono, al proprio interno, un’ulteriore diversificazioni in classi di pericolo, a seconda quindi del loro impatto sull’ambiente. Ciò che più conta per un corretto smaltimento è, quindi, la corretta classificazione del rifiuto per andare poi ad applicare le relative procedure: alcune sostanze pericolose ad esempio possono essere recuperate o rigenerate; altre devono necessariamente essere sottoposte ad un trattamento chimico; altre ancora, termodistrutte o portate in discariche idonee.
Tutti aspetti che, insieme allo stoccaggio dei rifiuti speciali industriali ed alla loro etichettatura, sono indicati e chiariti sempre nella norma di riferimento, la legge 152 del 2006, che è stata poi ampliata a definita da altri interventi, ultimo in ordine di tempo il Regolamento UE 997/2017.